...messaggi...
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Guestbook...
...un saluto veloce, una parola al volo, un sorriso di punteggiatura, il proprio modo di dire "ciao...ci sono anch'io!"
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Parole soffiate...
...dalla brezza di mare alle nostre anime. Il mare parla agli uomini. Taluni lo sanno ascoltare. Vediamo cosa ci dice.
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Fra me e te...
...una parola dedicata, una frase, un pensiero, un saluto, concepiti come personali, donati a una persona in particolare.
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Immersione...
...questa magia che porta persone normali...a fare cose eccezionali...in un elemento sconosciuto che ci accoglie, nei confronti del quale dobbiamo sempre avere il massimo rispetto, da ospiti quali siamo.
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...inserimento...
...messaggi...
lomba |
04/09/2009 - 11:05:07 |
ciao veciooooo...finalmente t'ho beccato. bellissime le foto della stagione... tutto sommato ci siamo divertiti. a presto |
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angelodegliabissi |
11/10/2008 - 18:36:38 |
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angelodegliabissi |
11/10/2008 - 18:17:23 |
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angelodegliabissi |
31/08/2008 - 11:33:48 |
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angelodegliabissi |
31/08/2008 - 10:57:48 |
 LUCA E MARCO |
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angelodegliabissi |
31/08/2008 - 10:52:51 |
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angelodegliabissi |
31/08/2008 - 10:29:59 |
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flabellina27 |
15/03/2008 - 02:17:48 |
Ciao Angelo Degli Abissi.... Come Stai?.... Un bacione grande Rosy.... |
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superfede |
14/01/2008 - 14:20:04 |
un saluto agli amanti del mare e a chi si ferma incantato ad ammirarlo, un sorriso beffardo a chi con un pizzico di follia lo sida con rispetto, un abbraccio a chi nella calma che precede la burrasca rivede se sesso... |
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angelodegliabissi |
26/10/2006 - 12:03:04 |
Signori ospiti buongiorno a tutti. Come avrete notato la vecchia pagina Guestbook è stata dismessa. Al suo posto, la nuova pagina Messaggi accoglie 4 differenti aree atte ad una maggior organizzazione dei contenuti. Questa pagina è interamente dedicata a voi. Qui avete la possibilità di scrivere, salutare, sognare, studiare, confrontare idee e scambiare opinioni dal tema più astratto e fantasioso a quello più tecnico e specifico. Mi auguro che questa nuova parte incontri il vostro gradimento. Nella speranza di veder presto un vostro messaggio, saluto e ringrazio. A presto.
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Felice.Uboldi |
05/10/2005 - 22:36:31 |
Eccomi, sono entrato. Grazie per l'SMS con i dati. Fe |
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angelodegliabissi |
13/09/2005 - 19:29:38 |
Signori buongiorno a tutti sono il padrone di casa. Si sono proprio io...AngeloDegliAbissi. Con questo messaggio inaugurale dichiaro ufficialmente aperto il guestbook del mio sito. Mi auguro venga largamente utilizzato. Mi raccomando...scivete, scrivete, scrivete!! Buona navigazione a tutti! Buon blu a tutti i subacquei. Ciao.
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Il coperchio del mare
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H. M.
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Danila
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15/10/2008 - 09:05:07
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Alla fine dell'estate chi è stato l'ultimo a uscire dal mare? L'ultimo è tornato a casa senza chiudere il coperchio del mare E da allora per tutto questo tempo il mare è rimasto scoperchiato I ciliegi, le dalie, le creste di gallo I girasoli, le margherite e i papaveri Perché continuano a fiorire Ancora e ancora In questo mondo senza te?
La terra è sommersa fino alle ginocchia dall'acqua del mare Le maree aumentano e influenzano la luna E visto che il mare è rimasto scoperchiato La luna si è gonfiata in un plenilunio fasullo Non guardare il viola all'esterno Dell'iride che circonda la luna: è un veleno! I melograni, le akebia, i fichi I mirtilli, le fragole di bosco e l'uva selvatica Perché continuano a maturare Ancora e ancora In questo mondo senza te?
Le donne piangono e anche gli uomini piangono guarda! La tristezza gli arriva all'altezza dei pantaloni E visto che il mare è rimasto scoperchiato La notte si estende sempre piu' senza mai sovrapporsi Ormai è da giorni che siamo fermi a ieri Nessuno in città se n'è accorto Orione, Canopo, Perseo, Cassiopea e l'Orsa Maggiore Perché continuano ad apparire Ancora e ancora In questo mondo senza te?
Di qui in avanti io Incontrerò ancora molte persone "Buongiorno" "Bel tempo, eh?" "Che pioggia fastidiosa!" "Stia bene!" In questo mondo senza te…
Buongiorno Buonasera Scusi, che ore sono? Siete stati tutti bene dall'ultima volta che ci siamo visti? Permesso? Ti amo Ci vediamo dopo Ultimamente le giornate si sono accorciate, eh? Anche oggi c'è un'umidità terribile Bene o male anche quest'anno sta per finire Dicano Pure quello che vogliono, niente batte il mare d'estate Addio, non ci Vedremo mai piu'! Pronto! Pronto? Le chiedo scusa per l'altro giorno Le chiedo perdono per l'altro giorno Le chiedo venia per l'altro giorno Le chiedo… Al momento siamo assenti A ogni modo, piove moltissimo…
Alla fine dell'estate chi è stato l'ultimo a uscire dal mare? L'ultimo è tornato a casa Senza chiudere il coperchio del mare E da allora per tutto questo tempo il mare è rimasto scoperchiato
H.M.
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homme libre et la mer
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charles baudelair
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superfede
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26/01/2008 - 09:37:26
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Homme libre, toujours tu chériras la mer! La mer est ton miroir; tu contemples ton âme Dans le déroulement infini de sa lame, Et ton esprit n’est pas un gouffre moins amer.
Tu te plais à plonger au sein de ton image; Tu l’embrasses des yeux et des bras, et ton cœur se distrait quelquefois de sa propre rumeur Au bruit de cette plainte indomptable et sauvage.
Vous êtes tous les deux ténébreux et discrets: Homme, nul n’a sondé le fond de tes abîmes, O mer, nul ne connaît tes richesses intimes, Tant vous êtes jaloux de garder vos secrets !
Et cependant voilà des siècles innombrables Que vous vous combattez sans pitié ni remord,
Tellement vous aimez la carnage et al mort O lutteurs éternels, ô frères implacables!
(Charles Baudelaire)
(L' uomo e il mare
Uomo libero, sempre tu amerai il mare! Il mare è il tuo specchio; tu miri, nello svolgersi infinito delle sue onde, la tua anima. Il tuo spirito non è abisso meno amaro. Ti compiaci a tuffarti entro la tua propria immagine; tu l'abbracci con gli occhi e con le braccia, e il tuo cuore si distrae alle volte dal suo battito al rumore di questo lamento indomabile e selvaggio. Siete entrambi a un tempo tenebrosi e discreti: uomo, nessuno ha mai misurato la profondità dei tuoi abissi; mare, nessuno conosce le tue ricchezze segrete, tanto siete gelosi di conservare il vostro mistero. E tuttavia sono innumerevoli secoli che vi combattete senza pietà né rimorsi, talmente amate la carneficina e la morte, eterni lottatori, fratelli.)
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nicky,dalla "spiaggia dei legni"di chiavari
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amaru1960
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16/01/2007 - 03:46:07
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Il mare accompagna a riva radici e rami che ha prima cullato e accarezzato tanto e tanto per convincerli a mostrare la loro parte più segreta.Se mettendo vicino all'orecchio una conchiglia si sente il suono del mare prendendo in mano uno di quei legni lisci e arrotondati si sente tutta la dolcezza vibrante della loro anima donata agli occhi del cielo dall'amore dell'acqua.
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La subacquea: hobby o sport?
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AngeloDegliAbissi
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angelodegliabissi
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18/09/2006 - 01:06:01
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In un famoso forum di subacquea è stato fatto un sondaggio su come viene vista la subacquea, se come un hobby o uno sport. Per me è qualcosa di diverso!
[...] Per quanto riguarda il mio modestissimo sub-parere, la pratica di questa nostra comune, per ora chiamiamola sterilmente, "attività" che non so come altro definire se non...magia...che ha inizio ogni qual volta umilmente varco il maestoso e spumeggiante portone dell'immenso blu regno, non riesco ad inquadrarla come uno sport ne in quel momento sento di star coltivando un hobby, sono definizioni troppo generiche, distaccate, sterili...in quell'infinito momento di personalissima collettiva solitudine...stò facendo un qualcosa di più intenso, profondo, personale, intimo, avvolgente di uno sport o di un hobby...sto facendo un qualcosa che rispecchia me, il mio modo di essere, di vivere le cose, qualcosa di cui non poso fare a meno, da cui sono dipendente, come fosse una droga, una necessità, qualcosa per la quale affronto la grigia quotidianità milanese, qualcosa senza la quale...gran parte delle cose che faccio...perderebbero di senso.
L'attrezzatura è pronta, in perfetto ordine, poggiata in sicurezza su di un lato dell'imbarcazione. Il vento salmastro sfiora i radi lembi di pelle lasciati liberi dall'abbraccio morbido e caldo del neoprene dal piacevolmente acre aroma. Gli occhi che di quando in quando, esortati dal vento, regalan compiante perle al loro blu ospite in segno di umiltà e gratitudine. La chiglia che fende con decisa dolcezza le bianche creste che come merli d'un maniero di morbida roccia si innalzano maestose verso il cielo a figurar la magnificenza del regno che al di sotto vi si staglia. La meta è ormai prossima, il ruggito del metallico drago si placa, tutto tace, solo la ribelle onda insiste nel proferir parola. Siam giunti all'ingresso, alla porta del blu regno, di fronte alla quale ogni umana creatura non può che chinar umilmente il capo sottomessa. Indosso con attenzione il magico marchingegno contenente la mia dose di vita, ringrazio Dio per quest'altra grazia, rallento i movimenti per godermi a pieno tutto il sapore di quel momento consueto e ricorrente ma al tempo stesso ogni volta nuovo, unico, inaspettatamente intenso...un passo, breve ma infinito, l'acqua si avvicina, i sensi si preparano all'abbandono, la mente si libera, il corpo si rilassa, gli occhi si spalancano pronti a carpire quanti più segreti possibile del blu mondo...un liquido tonfo...e il blu.
...da questo momento in poi, per favore, ... silenzio.
Cosa si può desiderare di più?
Sport? Hobby? no...stile di vita!
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Pianto antico
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Giosuè Carducci
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angelodegliabissi
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13/07/2006 - 19:59:31
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L'albero a cui tendevi la pargoletta mano, il verde melograno da' bei vermigli fior,
nel muto orto solingo rinverdì tutto or ora, e giugno lo ristora di luce e di calor.
Tu fior de la mia pianta percossa e inaridita, tu de l'inutil vita estremo unico fior,
sei ne la terra fredda, sei ne la terra negra né il sol più ti rallegra né ti risveglia amor.
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Davanti San Guido
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Giosuè Carducci
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angelodegliabissi
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13/07/2006 - 19:57:25
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I cipressi che a Bólgheri alti e schietti Van da San Guido in duplice filar, Quasi in corsa giganti giovinetti Mi balzarono incontro e mi guardâr.
Mi riconobbero, e - Ben torni omai - Bisbigliaron vèr me co 'l capo chino - Perché non scendi? perché non ristai? Fresca è la sera e a te noto il cammino.
Oh sièditi a le nostre ombre odorate Ove soffia dal mare il maestrale: Ira non ti serbiam de le sassate Tue d'una volta: oh, non facean già male!
Nidi portiamo ancor di rusignoli: Deh perché fuggi rapido così Le passere la sera intreccian voli A noi d'intorno ancora. Oh resta qui!
Bei cipressetti, cipressetti miei, Fedeli amici d'un tempo migliore, Oh di che cuor con voi mi resterei - Guardando io rispondeva - oh di che cuore!
Ma, cipressetti miei, lasciatem'ire: Or non è più quel tempo e quell'età. Se voi sapeste!... via, non fo per dire, Ma oggi sono una celebrità.
E so legger di greco e di latino, E scrivo e scrivo, e ho molte altre virtù; Non son più, cipressetti, un birichino, E sassi in specie non ne tiro più.
E massime a le piante. - Un mormorio Pe' dubitanti vertici ondeggiò, E il dì cadente con un ghigno pio Tra i verdi cupi roseo brillò.
Intesi allora che i cipressi e il sole Una gentil pietade avean di me, E presto il mormorio si fe' parole: Ben lo sappiamo: un pover uomo tu se'.
Ben lo sappiamo, e il vento ce lo disse Che rapisce de gli uomini i sospir, Come dentro al tuo petto eterne risse Ardon che tu né sai né puoi lenir.
A le querce ed a noi qui puoi contare L'umana tua tristezza e il vostro duol; Vedi come pacato e azzurro è il mare, Come ridente a lui discende il sol!
E come questo occaso è pien di voli, Com'è allegro de' passeri il garrire! A notte canteranno i rusignoli: Rimanti, e i rei fantasmi oh non seguire;
I rei fantasmi che da' fondi neri De i cuor vostri battuti dal pensier Guizzan come da i vostri cimiteri Putride fiamme innanzi al passegger.
Rimanti; e noi, dimani, a mezzo il giorno, Che de le grandi querce a l'ombra stan Ammusando i cavalli e intorno intorno Tutto è silenzio ne l'ardente pian,
Ti canteremo noi cipressi i cori Che vanno eterni fra la terra e il cielo: Da quegli olmi le ninfe usciran fuori Te ventilando co 'l lor bianco velo;
E Pan l'eterno che su l'erme alture A quell'ora e ne i pian solingo va Il dissidio, o mortal, de le tue cure Ne la diva armonia sommergerà.
Ed io - Lontano, oltre Appennin, m'aspetta La Tittì - rispondea -; lasciatem'ire. È la Tittì come una passeretta, Ma non ha penne per il suo vestire.
E mangia altro che bacche di cipresso; Né io sono per anche un manzoniano Che tiri quattro paghe per il lesso. Addio, cipressi! addio, dolce mio piano!
Che vuoi che diciam dunque al cimitero Dove la nonna tua sepolta sta? - E fuggìano, e pareano un corteo nero Che brontolando in fretta in fretta va.
Di cima al poggio allor, dal cimitero, Giù de' cipressi per la verde via, Alta, solenne, vestita di nero Parvemi riveder nonna Lucia:
La signora Lucia, da la cui bocca, Tra l'ondeggiar de i candidi capelli, La favella toscana, ch'è sì sciocca Nel manzonismo de gli stenterelli,
Canora discendea, co 'l mesto accento De la Versilia che nel cuor mi sta, Come da un sirventese del trecento, Piena di forza e di soavità.
O nonna, o nonna! deh com'era bella Quand'ero bimbo! ditemela ancor, Ditela a quest'uom savio la novella Di lei che cerca il suo perduto amor!
Sette paia di scarpe ho consumate Di tutto ferro per te ritrovare: Sette verghe di ferro ho logorate Per appoggiarmi nel fatale andare:
Sette fiasche di lacrime ho colmate, Sette lunghi anni, di lacrime amare: Tu dormi a le mie grida disperate, E il gallo canta, e non ti vuoi svegliare.
Deh come bella, o nonna, e come vera È la novella ancor! Proprio così. E quello che cercai mattina e sera Tanti e tanti anni in vano, è forse qui,
Sotto questi cipressi, ove non spero, Ove non penso di posarmi più: Forse, nonna, è nel vostro cimitero Tra quegli altri cipressi ermo là su.
Ansimando fuggìa la vaporiera Mentr'io così piangeva entro il mio cuore; E di polledri una leggiadra schiera Annitrendo correa lieta al rumore.
Ma un asin bigio, rosicchiando un cardo Rosso e turchino, non si scomodò: Tutto quel chiasso ei non degnò d'un guardo E a brucar serio e lento seguitò.
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Ballata alla luna
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Alfred de Musset
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angelodegliabissi
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12/07/2006 - 16:34:30
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C’était dans la nuit brune, sur le clocher jauni, la lune comme un point sur un i. [...]
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Canto notturno di un pastore errante dell'Asia
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Giacomo Leopardi
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angelodegliabissi
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12/07/2006 - 15:03:12
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Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, silenziosa luna? Sorgi la sera, e vai, contemplando i deserti; indi ti posi. Ancor non sei tu paga di riandare i sempiterni calli? Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga di mirar queste valli? Somiglia alla tua vita la vita del pastore. Sorge in sul primo albore move la greggia oltre pel campo, e vede greggi, fontane ed erbe; poi stanco si riposa in su la sera: altro mai non ispera. Dimmi, o luna: a che vale al pastor la sua vita, la vostra vita a voi? dimmi: ove tende questo vagar mio breve, il tuo corso immortale?
Vecchierel bianco, infermo, mezzo vestito e scalzo, con gravissimo fascio in su le spalle, per montagna e per valle, per sassi acuti, ed alta rena, e fratte, al vento, alla tempesta, e quando avvampa l'ora, e quando poi gela, corre via, corre, anela, varca torrenti e stagni, cade, risorge, e piú e piú s'affretta, senza posa o ristoro, lacero, sanguinoso; infin ch'arriva colà dove la via e dove il tanto affaticar fu vòlto: abisso orrido, immenso, ov'ei precipitando, il tutto obblia. Vergine luna, tale è la vita mortale.
Nasce l'uomo a fatica, ed è rischio di morte il nascimento. Prova pena e tormento per prima cosa; e in sul principio stesso la madre e il genitore il prende a consolar dell'esser nato. Poi che crescendo viene, l'uno e l'altro il sostiene, e via pur sempre con atti e con parole studiasi fargli core, e consolarlo dell'umano stato: altro ufficio piú grato non si fa da parenti alla lor prole. Ma perché dare al sole, perché reggere in vita chi poi di quella consolar convenga? Se la vita è sventura, perché da noi si dura? Intatta luna, tale è lo stato mortale. Ma tu mortal non sei, e forse del mio dir poco ti cale.
Pur tu, solinga, eterna peregrina, che sí pensosa sei, tu forse intendi, questo viver terreno, il patir nostro, il sospirar, che sia; che sia questo morir, questo supremo scolorar del sembiante, e perir dalla terra, e venir meno ad ogni usata, amante compagnia. E tu certo comprendi il perché delle cose, e vedi il frutto del mattin, della sera, del tacito, infinito andar del tempo. Tu sai, tu certo, a qual suo dolce amore rida la primavera, a chi giovi l'ardore, e che procacci il verno co' suoi ghiacci. Mille cose sai tu, mille discopri, che son celate al semplice pastore. spesso quand'io ti miro star cosí muta in sul deserto piano, che, in suo giro lontano, al ciel confina; ovver con la mia greggia seguirmi viaggiando a mano a mano; e quando miro in cielo arder le stelle; dico fra me pensando: a che tante facelle? che fa l'aria infinita, e quel profondo infinito seren? che vuol dir questa solitudine immensa? ed io che sono? Cosí meco ragiono: e della stanza smisurata e superba, e dell'innumerabile famiglia; poi di tanto adoprar, di tanti moti d'ogni celeste, ogni terrena cosa, girando senza posa, per tornar sempre là donde son mosse; uso alcuno, alcun frutto indovinar non so. Ma tu per certo, giovinetta immortal, conosci il tutto. Questo io conosco e sento, che degli eterni giri, che dell'esser mio frale, qualche bene o contento avrà fors'altri; a me la vita è male.
O greggia mia che posi, oh te beata, che la miseria tua, credo, non sai! Quanta invidia ti porto! Non sol perché d'affanno quasi libera vai; ch'ogni stento, ogni danno, ogni estremo timor subito scordi; ma piú perché giammai tedio non provi. Quando tu siedi all'ombra, sovra l'erbe, tu se' queta e contenta; e gran parte dell'anno senza noia consumi in quello stato. Ed io pur seggo sovra l'erbe, all'ombra, e un fastidio m'ingombra la mente, ed uno spron quasi mi punge sí che, sedendo, piú che mai son lunge da trovar pace o loco. E pur nulla non bramo, e non ho fino a qui cagion di pianto. Quel che tu goda o quanto, non so già dir; ma fortunata sei. Ed io godo ancor poco, o greggia mia, né di ciò sol mi lagno. se tu parlar sapessi, io chiederei: - Dimmi: perché giacendo a bell'agio, ozioso, s'appaga ogni animale; me, s'io giaccio in riposo, il tedio assale?
Forse s'avess'io l'ale da volar su le nubi, e noverar le stelle ad una ad una, o come il tuono errar di giogo in giogo, piú felice sarei, dolce mia greggia, piú felice sarei, candida luna. O forse erra dal vero, mirando all'altrui sorte, il mio pensiero: forse in qual forma, in quale stato che sia, dentro covile o cuna, è funesto a chi nasce il dí natale.
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Luna...
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Jacopo Vittorelli (Anacreontiche ad Irene)
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angelodegliabissi
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12/07/2006 - 14:58:03
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Guarda che bianca luna! guarda che notte azzurra! un’aura non sussurra, non tremola uno stel.
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O falce di luna calante
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Gabriele D'annunzio
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angelodegliabissi
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12/07/2006 - 10:50:26
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O falce di luna calante che brilli su l'acque deserte, o falce d'argento, qual mèsse di sogni ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!
Aneliti brevi di foglie, sospiri di fiori dal bosco esalano al mare: non canto non grido non suono pe 'l vasto silenzio va.
Oppresso d'amor, di piacere, il popol de' vivi s'addorme... O falce calante, qual mèsse di sogni ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!
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Come neve
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Vincenzo Dimase - Premio Olympia - Città di Montegrotto Terme 2001
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Raggio di Luna
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20/06/2006 - 16:43:55
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Come il sole di un'alba ristori come il volo di rondin rincuori e si ferma l'inverno del cuore. Che al tepor d'un sincero amore apre occhi purpurei quel fiore liberando sublime il colore, che è virtù, bellezza e candore Rondinella che plani leggera non fermarti, continua, volteggia rendi eterna la mia primavera al calore d'un sole che albeggia. Brilla ancor nel ciel infinito cruna d'ago, diamante squisito. Dammi luce, speranza, fortuna leggiadrissimo raggio di luna. Come neve che scende silente un abbraccio mi doni elegante ed avvolto dal manto suadente questi versi ti dono tremante.
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Herman Melville, 1851
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angelodegliabissi
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13/06/2006 - 13:06:49
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"Salute dunque, salute per sempre, o mare, nelle cui scosse eterne l'uccello selvaggio trova il solo riposo. Nato io dalla terra, ma nutrito dal mare: sebbene colline e vallate mi siano state madri, voi flutti siete i miei fratelli di latte!"
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Il vecchio e il mare
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Ernest Hemingway, 1952
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angelodegliabissi
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13/06/2006 - 13:05:18
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[...] Pensava sempre al mare come a la mar, come lo chiamano in spagnolo quando lo amano. A volte coloro che l'amano ne parlano male, ma sempre come se parlassero di una donna. Alcuni fra i pescatori più giovani, di quelli che usavano gavitelli come galleggianti per le lenze e avevano le barche a motore, comprate quando il fegato di pescecane rendeva molto, ne parlavano come di el mar al maschile. Ne parlavano come di un rivale o di un luogo o perfino di un nemico. Ma il vecchio lo pensava sempre al femminile e come qualcosa che concedeva o rifiutava grandi favori e se faceva cose strane o malvage era perché non poteva evitarle. La luna lo fa reagire come una donna, pensò. [...]
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IL MARE
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Federico Garcìa Lorca, 1920
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angelodegliabissi
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13/06/2006 - 13:00:36
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Sorride da lontano. Denti di spuma, Labbra di cielo.
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IL PESCATORE
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Johann Wolfgang von Goethe, 1780
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angelodegliabissi
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13/06/2006 - 12:59:58
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L'acqua frusciava, l'acqua cresceva, un pescatore stava sulla riva, tranquillo, intento solo alla sua lenza, ed era tutto freddo, anche nel cuore. E mentre siede e ascolta, si apre la corrente: dall'acqua smossa affiora una donna grondante. A lui essa cantava, a lui parlava: "Perchè tu attiri con astuzia umana, con umana malizia, la mia specie su alla luce che la ucciderà? Ah, se sapessi come son felici i miei piccoli pesci là sul fondo, anche tu scenderesti, come sei, e solo là ti sentiresti sano. Non si ristora forse il dolce sole nel mare, e così anche la luna? Il loro volto, respirando l'onda, non risale più bello? Non ti alletta il cielo profondo, l'azzurro che nell'acqua trascolora? E il tuo volto stesso non ti chiama quaggiù, nell'immutabile rugiada?". L'acqua frusciava l'acqua cresceva, e a lui lambiva il piede. Il cuore si gonfiò di nostalgia, come al saluto della sua amata. A lui essa cantava, a lui parlava, e per lui fu finita: un pò lei lo attirava, un pò lui scese, e non fu più veduto.
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LA LUNA
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Forza venite gente
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angelodegliabissi
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13/06/2006 - 12:47:40
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Luna, luna, là che solitaria in cielo stai Che tutto vedi e nulla sai
Luna, luna là Che sui confini nostri vai E fronti e limiti non hai E tutti noi uguali fai
Tu che risplendi Sui nostri visi bianchi o neri Tu che ispiri e diffondi Uguali brividi e pensieri Fra tutti noi quaggiù
Luna, luna là Mantello bianco di pietà Presenza muta di ogni Dio Del tuo del mio Del Dio che sa
Tu che fai luce all'uomo errante in ogni via Dacci pace, la tua pace La bianca pace e così sia Per questa umanità
Ah... Ah... Bianca luna, bianca luna…
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L'isola che non c'è
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Edoardo Bennato
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angelodegliabissi
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30/05/2006 - 16:52:09
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Seconda stella a destra questo è il cammino, e poi dritto fino al mattino poi la strada la trovi da te, porta all'isola che non c'è.
Forse questo ti sembrerà un strano, ma la ragione ti ha un po' preso la mano. Ed ora sei quasi convinto che non può esistere un'isola che non c'è.
E a pensarci, che pazzia, è una favola, è solo fantasia e chi è saggio, chi è maturo lo sa: non può esistere nella realtà!
Son d'accordo con voi, non esiste una terra dove non ci son santi né eroi e se non ci son ladri, e se non c'è mai la guerra, forse è proprio l'isola che non c'è ... che non c'è.
E non è un'invenzione e neanche un gioco di parole se ci credi ti basta perché poi la strada la trovi da te.
Son d'accordo con voi, niente ladri e gendarmi, ma che razza di isola è? Niente odio e violenza, né soldati, né armi, forse è proprio l'isola che non c'è ... che non c'è.
Seconda stella a destra questo è il cammino, e poi dritto fino al mattino non ti puoi sbagliare perché quella è l'isola che non c'è! E ti prendono in giro se continui a cercarla, ma non darti per vinto perché chi ci ha già rinunciato e ti ride alle spalle forse è ancora più pazzo di te!
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Favola blues
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Peppino Di Carpi
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angelodegliabissi
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30/05/2006 - 16:48:06
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E piove e cerchi il mare: l' azzurro dei tuoi sogni e spazi più profondi, una carezza condita di sale... E piove e cerchi il mare: sarà malato, forse un poco mosso, incerto, ma hai bisogno di lui. E piove e cerchi il mare: un grido di gabbiani e sabbia tra le mani, una conchiglia che faccia rumore... E piove e cerchi il mare: all'orizzonte dietro quelle onde eterne, un tramonto non c'è. Soffia il maestrale contro quella nave, dentro nei tuoi occhi: che promessa esplicita! Tienilo per mano, lui ti porterà lontano, fino in Sud America. Sono i sentimenti quelli a cui rispondi, non impulsi stupidi. Non lasciarti andare, pensa di volare, lui sarà con te. Mare senza fine, mare di balene, di coralli fragili, mare di nessuno, mare di Nettuno, mare grande anima, canto di sirene nella luce della luna a Nord-Est. E piove e cerchi il mare: le vele sottovento, un marinaio attento ed una stella per farti orientare. E piove e cerchi II mare: l' Oceano Indiano, il Mediterraneo ed il Mar Nero fa lo stesso per te. E piove e cerchi il mare: il salto di un delfino, un'isola vicino ed una rete per farti pescare. E piove e cerchi il mare: il suo segreto, forse una leggenda antica, una favola blu, il suo segreto, forse una leggenda antica, una favola blues.
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GENTE DI MARE
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Umberto Tozzi
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angelodegliabissi
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30/05/2006 - 00:43:44
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A noi che siamo gente di pianura Navigatori esperti di citta' Il mare ci fa sempre un po paura Per quella idea di troppa liberta' . Eppure abbiamo il sale nei capelli Del mare abbimo le profondita' E donne infreddolite negli scialli Che aspettano che cosa non si sa
Gente di mare che se ne va Dove gli pare, dove non sa Gente che muore di nostalgia Ma quando torna dopo un giorno muore Per la voglia di andare via.
(Gente di mare) E quando ci fermiamo sulla riva (Gente di mare) Lo sguardo all' orizzonte se ne va (Gente di mare) Portandoci i pensieri alla deriva Per quell' idea di troppa liberta'
Gente di mare che se ne va Dove gli pare, dove non sa Gente corsara che non c'e' piu' Gente lontana che porta nel cuore Questo grande fratello blu
Al di la' del mare, c' e' qualcuno che C'e' qualcuno che non sa niente di te
Gente di mare che se ne va Dove gli pare, dove non sa Noi prigionieri in queste citta' Viviamo sempre di oggi e di ieri Inchiodati alla realta'... E la gente di mare va..
Gente di mare che se ne va (che se ne va) Dove gli pare, dove non sa (ma dove non sa) Noi prigionieri in queste grandi citta' Viviamo sempre di oggi e di ieri Inchiodati alla realta'... E la gente di mare va…
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Oh marinaio
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Gianna Nannini - X Forza e X Amore 1993
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Danila
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16/05/2006 - 15:17:21
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Oh marinaio, che stanotte porti in porto la tua nave, tu che stringi forte i nodi con facilità sarebbe bello senza reti dimenticare il tempo ma se ne va questo momento non partire... Sulla mia pelle giochi di nylon, nel mio respiro trabocca un bacio Sulla tua pelle si scioglie il sale sei tu al timone e io mi sento in alto mare
Oh marinaio, ti inseguirò in un nodo dolce dolce tra le perline sparse e perse nei dintorni... ovunque andranno le risposte cercando l'oro che ci lega come bambini arricciolati di un mandala Sulla tua pelle mi leghi a un bacio e sento sangue sangue e odore di reato ... Sulla mia pelle veleno sacro e sai di boschi di maremma e di bugie Sulla tua lingua cibo d'amore e mi dai sete vento e inferno nelle vene te lo voglio far sapere dov'è il tesoro di questa nave te lo voglio far sognare il mio tesoro tra il collo e il cielo nudi solo in questo bacio vero…
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Laura, www.ladonnadelmare.com
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angelodegliabissi
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03/05/2006 - 11:58:42
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Ecco il mio mare. Non parlerò. Non dirò nulla. Chiuderò solo gli occhi e respirerò il tuo respiro. La tua voce è uin dolce richiamo. Ed io sono qui ad ascoltarla.
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Fratello Mare
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Nazim Hikmet
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angelodegliabissi
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03/05/2006 - 11:54:53
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Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti arrivederci fratello mare mi porto un po’ della tua ghiaia un po’ della tua luce e della tua infelicità. Ci hai saputo dir molte cose sul tuo destino di mare eccoci con un po’ più di speranza eccoci con un po’ più di saggezza e ce ne andiamo come siamo venuti, arrivederci fratello mare.
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Meng Tse
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angelodegliabissi
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03/05/2006 - 11:52:10
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L'uomo che ha visto il mare non sa più pensare ad altre acque.
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Parlami
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Laura, www.ladonnadelmare.com
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angelodegliabissi
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03/05/2006 - 11:50:25
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Parlami mare. Raccontami le tue infinite storie Fammi partecipe del tuo mondo Ammiro la tua bellezza mi spaventa la tua potenza Le tue parole arrivano con le onde S'infrangono nella mia mente e mi fanno sognare.
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www.ladonnadelmare.com
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angelodegliabissi
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03/05/2006 - 11:45:45
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"Eccolo qui il nostro mare immenso e potente. Lo guardiamo e lasciamo volare i nostri pensieri, i nostri sogni. Seguiamo con gli occhi il suo movimento e scrutiamo l'orizzonte in cerca di chissà che cosa. Quanta magia c'è in lui."
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Il piccolo principe
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Antoine de Saint-Exupéry
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Raggio di Luna
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28/04/2006 - 12:25:35
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...disse il piccolo principe. "Cerco degli amici. Che cosa vuol dire "?" "E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire ..." "Creare dei legami?" "Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io saro' per te unica al mondo". "Comincio a capire" disse il piccolo principe. "C'e' un fiore... credo che mi abbia addomesticato..." "E' possibile", disse la volpe. "Capita di tutto sulla Terra..." "Oh! non e' sulla Terra", disse il piccolo principe. La volpe sembro' perplessa: "Su un altro pianeta?" "Si". "Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?" "No". "Questo mi interessa. E delle galline?" "No". "Non c'e' niente di perfetto", sospiro' la volpe. Ma la volpe ritorno' alla sua idea: "La mia vita e' monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio percio'. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sara' illuminata. Conoscero' un rumore di passi che sara' diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi fara' uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiu' in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me e' inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo e' triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sara' meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che e' dorato, mi fara' pensare a te. E amero' il rumore del vento nel grano..." La volpe tacque e guardo' a lungo il piccolo principe: "Per favore... addomesticami", disse. "Volentieri", disse il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, pero'. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose". "Non ci conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. "Gli uomini non hanno piu' tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose gia' fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno piu' amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!" "Che cosa bisogna fare?" domando' il piccolo principe. "Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti sederai un po' lontano da me, cosi', nell'erba. Io ti guardero' con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' piu' vicino..." Il piccolo principe ritorno' l'indomani. "Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe. "Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincero' ad essere felice. Col passare dell'ora aumentera' la mia felicita'. Quando saranno le quattro, incomincero' ad agitarmi e ad inquietarmi; scopriro' il prezzo della felicita'! Ma se tu vieni non si sa quando, io non sapro' mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti". "Che cos'e' un rito?" disse il piccolo principe. "Anche questa e' una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'e' un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedi ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedi e' un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza". Cosi' il piccolo principe addomestico' la volpe. E quando l'ora della partenza fu vicina: "Ah!" disse la volpe, "... piangero'". "La colpa e' tua", disse il piccolo principe, "io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi..." "E' vero", disse la volpe. "Ma piangerai!" disse il piccolo principe. "E' certo", disse la volpe. "Ma allora che ci guadagni?" "Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano". Poi soggiunse: "Va' a rivedere le rose. Capirai che la tua e' unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalero' un segreto". Il piccolo principe se ne ando' a rivedere le rose. "Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente", disse. "Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora e' per me unica al mondo". E le rose erano a disagio. "Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. "Non si puo' morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, e' piu' importante di tutte voi, perche' e' lei che ho innaffiata. Perche' e' lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perche' e' lei che ho riparata col paravento. Perche' su di lei ho uccisi i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perche' e' lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perche' e' la mia rosa". E ritorno' dalla volpe. "Addio", disse. "Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale e' invisibile agli occhi". "L'essenziale e' invisibile agli occhi", ripete' il piccolo principe, per ricordarselo. "E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa cosi' importante". "E' il tempo che ho perduto per la mia rosa..." sussurro' il piccolo principe per ricordarselo. "Gli uomini hanno dimenticato questa verita'. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa..." "Io sono responsabile della mia rosa..." ripete' il piccolo principe per ricordarselo.
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OceanoMare
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Alessandro Baricco
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angelodegliabissi
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18/04/2006 - 18:03:13
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Tra tutte le vite possibili ad una bisogna ancorarsi per poter contemplare, sereni, tutte le altre.
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OceanoMare
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Alessandro Baricco
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angelodegliabissi
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18/04/2006 - 18:01:48
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Senza spiegare nulla, senza dirti dove, ci sarà sempre un mare, che ti chiamerà.
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OceanoMare
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Alessandro Baricco
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angelodegliabissi
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18/04/2006 - 18:00:04
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Preghiera di uno che si è perso, e dunque, a dirla tutta, preghiera per me. Signore Buon Dio, abbiate pazienza, sono di nuovo io. Dunque, qui le cose vanno bene, chi più chi meno, ci si arrangia, in pratica, si trova poi sempre il modo di cavarsela, voi mi capite, insomma, il problema non è questo. Il problema sarebbe un altro, se avete la pazienza di ascoltarmi. Il problema è questa strada, bella strada questa che corre e scorre e soccorre, ma non corre diritta, come potrebbe e nemmeno storta come saprebbe, no. Curiosamente si disfa. Credetemi (per una volta voi credete a me) si disfa. Dovendo riassumere, se ne va un po' di qua, un po' di là, presa da improvvisa libertà. Chissà. Adesso, non per sminuire, ma dovrei spiegarvi questa cosa, che è cosa da uomini, e non è cosa da Dio, di quando la strada che si ha davanti si disfa, si perde, si sgrana, si eclissa, non so se avete presente, ma è facile che non abbiate presente, è una cosa da uomini, in generale, perdersi. Non è roba da Voi. Bisogna che abbiate pazienza e mi lasciate spiegare. Faccenda di un attimo. Innanzitutto non dovete farvi fuorviare dal fatto che, tecnicamente parlando, non si può negarlo, questa strada che corre, scorre, soccorre, sotto le ruote di questa carrozza, effettivamente, volendo attenersi ai fatti, non si disfa affatto. Tecnicamente parlando. Continua diritta, senza esitazioni, neanche un timido bivio, niente. Diritta come un fuso. Lo vedo da me. Ma il problema, lasciatevelo dire, non sta qui. Non è di questa strada, fatta di terra e polvere e sassi, che stiamo parlando. La strada in questione è un'altra. E corre non fuori, ma dentro. Qui dentro. Non so se avete presente: la mia strada. Ne hanno tutti una, lo saprete anche voi, che tra l'altro, non siete estraneo al progetto di questa macchina che siamo, tutti quanti, ognuno a modo suo. Una strada dentro ce l'hanno tutti, cosa che facilita, per lo più, l'incombenza di questo viaggio nostro, e solo raramente, ce lo complica. Adesso è uno dei momenti che lo complica. Volendo riassumere, è quella strada, quella dentro, che si disfa, si è disfatta, benedetta, non c'è più. Succede, credetemi, succede. E non è una cosa piacevole. Io credo che quella vostra trovata del diluvio universale, sia stata in effetti una trovata geniale. Perché a voler trovare un castigo, mi chiedo cosa sia meglio che lasciare un povero cristo da solo in mezzo a quel mare. Neanche una spiaggia. Niente. Uno scoglio. Un relitto derelitto. Neanche quello. Non un segno per capire da che parte andare, per andarci a morire. ... So perfettamente qual è la domanda, è la risposta che mi manca. Corre questa carrozza, e io non so dove. Penso alla risposta, e nella mia mente diventa buio. Così questo buio io lo prendo e lo metto nelle vostre mani. E vi chiedo Signore Buon Dio di tenerlo con voi un'ora soltanto, tenervelo in mano quel tanto che basta per scioglierne il nero, per scioglierne il male che fa nella testa, quel buio nel cuore, quel nero, vorreste? Potreste anche solo chinarvi, guardarlo, sorriderne, aprirlo, rubargli una luce e lasciarlo cadere che tanto a trovarlo ci penso poi io, a vedere dov'è. Una cosa da nulla per voi, così grande per me. Mi ascoltate Signore Buon Dio? Non è chiedervi tanto, è solo una preghiera, che è un modo di scrivere il profumo dell'attesa. Scrivete voi dove volete il sentiero che ho perduto. Basta un segno, qualcosa, un graffio leggero sul vetro di questi occhi che guardano senza vedere, io lo vedrò. Scrivete sul mondo una sola parola scritta per me, la leggerò. Sfiorate un istante di questo silenzio, lo sentirò. Non abbiate paura, io non ne ho. E scivoli via questa preghiera con la forza delle parole, oltre la gabbia del mondo, fino a chissà dove. Amen
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Novecento
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Alessandro Baricco
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Raggio di Luna
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10/04/2006 - 21:38:46
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"Tutta quella città...non se ne vedeva la fine..... La fine, per cortesia, si potrebbe vedere la fine? E il rumore Su quella maledettissima scaletta...era molto bello, tutto...e io ero grande con quel cappotto, facevo il mio figurone, e non avevo dubbi, era garantito che sarei sceso, non c’era problema Col mio cappello blu Primo gradino, secondo gradino, terzo gradino ...... Non è quel che vidi che mi fermò E’ quel che non vidi Puoi capirlo, fratello?, è quel che non vidi....lo cercai ma non c’era, in tutta quella sterminata città c’era tutto tranne C’era tutto Ma non c’era una fine. Quel che vidi è dove finiva tutto quello. La fine del mondo. Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu, sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi fare. Loro sono 88. Tu sei infinito. Questo a me piace. Questo lo si può vivere. Ma se tu Ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me si srotola una tastiera di milioni e miliardi Milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai e questa è la vera verità, che non finiscono mai e quella tastiera è infinita Se quella tastiera è infinita non c’è musica che puoi suonare. Ti sei seduto su un seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio Cristo, ma le vedevi le strade?..."
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L'Infinito Viaggiare
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Claudio Magris
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Danila
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24/03/2006 - 16:40:31
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" Oggi l'oceano intorno alle Scilly è terso e trasparente, fondali di turchese e macchie di cobalto, la lievità dell'orlo celeste con la sua spuma bianca come la neve e la profondità inesprimibile dell'indaco. Ma anche questo incanto è ambiguo, duplice; ha l'inesauribilità della vita e il richiamo della morte. Il mare è assoluto, intenso fino al punto di diventare talora doloroso. Tra questi colori dell'acqua e della sabbia di granito che fa splendere d'una candida fosforescenza ci si spoglia di tutto ciò che è banale, accidentale, relativo: si vorrebbe afferrare l'essenza della vita, liberarsi di tutti gli ingranaggi dell'esistenza che ci impediscono di vivere, togliersi di dosso i meccanismi della retorica come ci si toglie i vestiti. Si leva una buccia dopo l'altra alla vita falsa per afferrare quella vera, la felicità, e si ha la sensazione di avvicinarsi a un nucleo così essenziale, così puro da assomigliare al nulla. Il mare ci fa intravedere - e anche godere, toccare, possedere- per qualche momento quella persuasione, quell' appagamento, quella pienezza che vorremmo avere sempre".
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Jules Verne, 1870
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angelodegliabissi
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27/02/2006 - 00:54:18
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- Voi amate il mare, capitano?
- Si! l'amo! Il mare è tutto. Copre i sette decimi del globo terrestre; il suo respiro è puro e sano; è l'immenso deserto in cui l'uomo non è mai solo, poiché sente fremere la vita accanto a sé. Il mare non è altro che il veicolo di un'esistenza straordinaria e prodigiosa; non è che movimento e amore, è l'infinito vivente, come ha detto uno dei vostri poeti. Infatti, signor professore, la natura vi si manifesta con i suoi tre regni: minerale, vegetale, animale. Quest'ultimo vi è largamente rappresentato da quattro gruppi di zoofiti, da tre classi di articolati, da cinque classi di molluschi, da tre di vertebrati, dai mammiferi, dai rettili e dalle innumerevoli legioni di pesci, che contano oltre tredicimila specie, di cui un decimo soltanto appartiene all'acqua dolce. Il mare è il grande serbatoio della natura, è dal mare che il globo è, per così dire, incominciato, e chissà che non finisca in lui. Ivi è la calma suprema. Il mare non appartiene ai despoti. Alla sua superficie essi possono ancora esercitare diritti iniqui e battersi, divorarsi, recarvi tutti gli orrori della terra; ma trenta piedi sotto il suo livello, il loro potere cessa, la loro influenza si estingue, tutta la loro potenza svanisce! Ah! signore, vivete, vivete nel seno del mare! Qui soltanto è indipendenza, qui non riconosco padroni, qui sono libero!
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MARE
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Giovanni Pascoli, 1892
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angelodegliabissi
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27/02/2006 - 00:50:14
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M'affaccio alla finestra, e vedo il mare: vanno le stelle, tremolano l'onde. Vedo stelle passare, onde passare: un guizzo chiama, un palpito risponde. Ecco sospira l'acqua, alita il vento: sul mare è apparso un bel ponte d'argento. Ponte gettato sui laghi sereni, per chi dunque sei fatto e dove meni?
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Gustave Flaubert, 1850
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angelodegliabissi
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27/02/2006 - 00:47:07
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Non ha fondo. Immagine dell'infinito. Dà grandi ispirazioni. Sulla riva del mare bisogna sempre saper guardare lontano. Contemplandolo esclamare: "Quanta acqua! Quanta acqua!"
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Charles Baudelaire, 1870
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angelodegliabissi
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27/02/2006 - 00:45:28
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Tutto, laggiù, è armonia e bellezza, lusso, calma e voluttà.
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L'UOMO E IL MARE
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Charles Baudelaire, 1857
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angelodegliabissi
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27/02/2006 - 00:45:11
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Uomo libero, tu amerai sempre il mare! Il mare è il tuo specchio; contempli la tua anima Nello svolgersi infinito della sua onda, E il tuo spirito non è un abisso meno amaro. Ti piace tuffarti nel seno della tua immagine; L'accarezzi con gli occhi e con le braccia e il tuo cuore Si distrae a volte dal suo battito Al rumore di questa distesa indomita e selvaggia. Siete entrambi tenebrosi e discreti: Uomo, nulla ha mai sondato il fondo dei tuoi abissi, O mare, nulla conosce le tue intime ricchezze Tanto siete gelosi di conservare i vostri segreti! E tuttavia ecco che da innumerevoli secoli Vi combattete senza pietà né rimorsi, Talmente amate la carneficina e la morte, O eterni rivali, o fratelli implacabili!
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Cristoforo Colombo, 1492
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angelodegliabissi
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27/02/2006 - 00:43:39
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La lingua non è sufficiente a dire e la mano a scrivere tutte le meraviglie del mare.
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Jacques Yves Cousteau, 1954
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angelodegliabissi
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27/02/2006 - 00:43:08
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Chi abbia avuto occasione di nuotare sotto la pioggia conosce la strana impressione di stare all'asciutto sotto la superficie e il timore di uscire per non bagnarsi. Un sommozzatore, a guardare in sù quando piove, scorge un'infinità di mobili minuscoli spilli che traforano l'acqua. L'acqua dolce, lentamente mischiandosi all'acqua salata del mare, crea una zona di distorsione ottica nello strato superficiale, come raggi di calore dondolanti sulla terra arroventata. Nelle acque sotto costa, durante gli acquazzoni, abbiamo notato una straordinaria agitazione tra i pesci. Vanno matti per la pioggia. Quando cade, i più piccoli sfrecciano in tutte le direzioni, e dal fondo escono sarghi solitari che si arrampicano e si tuffano, descrivendo incredibili acrobazie. Muggini e branzini volteggiano freneticamente sotto l'ebollizione della pioggia. Stanno ritti sulla coda con la bocca aperta, quasi per succhiare l'acqua dolce. Le giornate di pioggia in mare sono giorni di festa.
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Preghiera del marinaio
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Antonio Fogazzaro
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angelodegliabissi
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27/02/2006 - 00:37:13
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A Te, o grande eterno Iddio, Signore del cielo e dell'abisso, cui obbediscono i venti e le onde, noi uomini di mare e di guerra, Ufficiali e Marinai d'Italia, da questa sacra nave armata della Patria leviamo i cuori !
Salva ed esalta nella Tua fede, o gran Dio, la nostra Nazione, da' giusta gloria e potenza alla nostra Bandiera, comanda che la tempesta e i flutti servano a Lei, poni sul nemico il terrore di Lei, fa che per sempre la cingano in difesa petti di ferro piu' forti del ferro che cinge questa nave, a Lei per sempre dona vittoria.
Benedici, o Signore, le nostre case lontane, le care genti; benedici nella cadente notte il riposo del popolo, benedici noi, che per esso, vegliamo in armi sul mare.
BENEDICI !
---------------------------------- La Preghiera del Marinaio, composta dal poeta - scrittore Antonio FOGAZZARO, venne recitata per la prima volta sull'Incrociatore corazzato "Garibaldi" (1899-1915) alla fonda nella rada di Gaeta. ---------------------------------- Per antica tradizione questa preghiera viene letta in navigazione al tramonto, agli Equipaggi schierati in coperta ed al termine di ogni S. Messa celebrata sulle Navi o negli Stabilimenti della Marina Militare Italiana.
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La chirurgia del mare
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GattaNera
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Danila
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11/10/2005 - 11:11:17
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Al confine estremo del mare dove l' isola nera affonda sotto le onde, sono venuta a curarmi la vita. Qui le mie ossa fratturate si ricompongono, il sale ne riempie le crepe. Il mare prende i frammenti della mia vita, li macina e li porta lontano. Le onde sono coltelli, scintillano e tagliano netto. Questa è la chirurgia del mare, tagliare e guarire insieme. Questo è il sole di fuoco che scalda il nostro sangue, questa è la nebbia del mattino che avvolge e cancella per donarci nuovo splendore.
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La pianificazione del trimix
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angelodegliabissi
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23/06/2006 - 20:32:57
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Nonostante l'obiettivo della pianificazione sia l'ottenere una miscela costituita dai tre gas suddetti, si distinguono due sistemi principali per conseguirlo, a seconda sia del "grado" di controllo che si è in grado di esercitare sulla procedura di miscelazione che delle bombole disponibili. Nel primo caso si dispone di tutti i mezzi necessari tra i quali compressori idonei, rampa per la miscelazione e bombole "pulite a ossigeno", per dirla concisamente. Queste ed altre attrezzature consentono da un lato di poter immettere in una bombola i vari gas con i quali si ottiene la miscela finale, dall'altro le bombole condizionate e pulite consentono per dir così di "ricevere" anche l'ossigeno puro o il nitrox che, assieme all'elio, sono i gas che ci servono. Sempre nell'ambito del primo approccio che stiamo descrivendo, esiste più di un percorso che conduce alla miscela finale; si possono introdurre i tre gas uno dopo l'altro oppure si possono introdurre elio e un nitrox di composizione opportuna. Possiamo "pensare" quest'ultimo caso esattamente come il precedente purché immaginiamo che una parte della miscela (cioè il nitrox) sia stata già fatta in precedenza. Come ulteriore caso particolare, spesso si introduce dapprima ossigeno, poi aria e infine elio (o viceversa, ma sempre l'ossigeno per primo); anche qui, possiamo vedere l'aria come un particolare nitrox che, per giunta, non solo è stato premiscelato gratis ma nemmeno necessita di bombole di stoccaggio poiché lo troviamo tutt'intorno a noi ovunque siamo! Passiamo ora al secondo approccio. Si tratta di un caso particolare del primo e consiste nel miscelare elio con aria; alla miscela così ottenuta, pur essendo un trimix a tutti gli effetti, viene riservato un nome a sé e difatti viene detta "heliair", giustificando così il suo essere un qualcosa di specifico, come ora vedremo. In effetti, l'heliair è anche chiamata "la miscela del povero"; la sua denominazione trae origine dal fatto che si può produrre con mezzi minimi, di fatto una frusta di travaso, che costa su per giù quanto una bombola, e un normalissimo compressore per aria. Se pensiamo che non occorre alcun condizionamento delle bombole dal momento che si introduce prima l'elio e poi - ci si conceda l'espressione - si "tappa" con l'aria, risulta evidente l'allusione allo status economico implicita nel soprannome. In effetti, come sempre, le cose non sono sempre a senso unico e lo vedremo verso la fine, quando discuteremo delle implicazioni a più ampio raggio. Per il momento, invece, diremo qualcosa sulla determinazione dei componenti.
DUE EFFETTI E TRE GAS L'idea generale che dobbiamo comprendere è il gioco tra il numero di fattori da tenere sotto controllo e il numero dei gas nella miscela; nel nostro caso abbiamo da determinare la quantità di ossigeno (limitata dagli effetti tossici sul sistema nervoso centrale) e quella di azoto (limitata dagli effetti narcotici). Dal momento che l'elio non ha effetti significativi che possano essere quantificati in fase di pianificazione, la miscela viene determinata dapprima calcolando le percentuali di ossigeno e azoto e poi calcolando quella di elio per semplice differenza in modo da arrivare al 100%. Vediamo subito con un esempio. Supponiamo di voler determinare un trimix per un'immersione a 80 metri; al solo scopo che ci interessa qui, immaginiamo che alla quota di fondo la pressione parziale dell'ossigeno debba essere 1.3 bar. Questo dato consente di calcolare una percentuale in miscela di 14.4% di ossigeno (chi lo desidera potrà riprodurre i calcoli dando un'occhiata qui e qui). Per la narcosi da azoto si fa in modo che la pressione parziale dell'azoto alla quota di fondo sia la stessa che si avrebbe in aria a una quota da noi stabilita. Questo consente di ricondurre gli effetti narcotici - inevitabilmente poco quantificabili in termini assolutamente oggettivi - a un'immersione ad aria per la quale abbiamo senz'altro un nostro "archivio" di sensazioni. Per richiamare il concetto, immaginiamo che l'azoto nella nostra miscela debba provocare la stessa narcosi che avremmo in aria a 35 metri; questo dato si chiama END (Equivalent Narcosis Depth) e, dunque, per una END di 35 metri calcoli opportuni ci dànno una percentuale di azoto del 39.5%. Di qui alla determinazione dell'elio la cosa è semplicissima poiché è quello che manca per arrivare a 100% con le due percentuali precedentemente determinate; è il 46.1% e così il nostro trimix è a posto. La cosa importante da notare non sono i calcoli (c'è il box e ci sono tabelle già calcolate) ma l'idea di fondo: abbiamo due fattori da tenere sotto controllo (tossicità al SNC e narcosi) e tre gas di cui uno corrisponde al primo effetto e solo a quello, un'altro gas corrisponde al secondo effetto e solo a quello, il terzo (l'elio) non ha effetti significativi ai fini dell'immersione sportiva e quindi può essere "libero" nel senso che una volta determinato come differenza al 100%, come visto prima, non occorrono altri controlli. Il fatto che ogni gas corrisponda a un effetto fisiologico e solo a quello, è una fortuna che rende la pianificazione molto semplice. Se, per pura ipotesi, l'elio avesse avuto effetti fisiologici significativi, avremmo dovuto deteminare la percentuale accettabile per la nostra immersione; se il totale non avesse fatto 100% avremmo dovuto cercare un quarto gas di "riempimento" che fosse privo di effetti fisiologici se ci fosse, e per noi sportivi non c'è. Peggio, se per ipotesi ad esempio l'azoto influisse in modo significativo non solo sulla narcosi ma anche sulla tossicità dell'ossigeno al SNC, questo genere di effetti incrociati tra gas avrebbe effetti veramente disastrosi sulla pratica possibilità di pianificare la miscela; la cosa diverrebbe molto, molto difficile e... tutto sarebbe piuttosto diverso!
DUE EFFETTI E DUE GAS Il titolo di questo paragrafo si riferisce ai due effetti fisiologici di cui abbiamo discusso e ai due gas che costituiscono l'heliair (aria ed elio, ricordiamo). Eh, sì, perché un gas può benissimo essere una miscela di altri gas e, come ora vedremo, siccome nel caso della nostra aria la composizione è fissa (21% ossigeno, 79% azoto) vi è una conseguenza importante. Il limite principale dell'heliair è che non possiamo controllare separatamente la tossicità dell'ossigeno e gli effetti narcotici. Possiamo determinare le percentuali di elio e aria in modo da avere una prefissata pressione parziale di ossigeno alla quota di fondo e in questo caso ci "sorbiremo" una END che non potremo modificare. Oppure, in modo del tutto simmetrico, potremmo decidere la END ma la pressione parziale di ossigeno risulterà di conseguenza e non potremo modificarla. Prendiamo ad esempio la nostra immersione a 80 metri effettivi con una END di 35 metri. Opportuni calcoli (vedi box) ci dànno una percentuale di elio pari al 50%; il restante 50% è aria e da questo possiamo facilmente risalire alle percentuali di azoto (39.5%) e ossigeno (10.5%). Come possiamo vedere, la percentuale di azoto è la stessa in entrambi i casi (e questo non deve stupire perché abbiamo fissato la stessa END alla quota di fondo) ma abbiamo meno ossigeno e di conseguenza più elio. Sul fondo, il nostro 10.5% di ossigeno ci dà circa 0.95 bar di pressione parziale di detto gas, più bassa rispetto a 1.3 bar della precedente pianificazione. Questa differenza può in certi casi rappresentare un allungamento (ancorché piccolo) dei tempi di decompressione qualora si impieghino procedure che potremmo chiamare "tradizionali", le quali a parere di chi scrive stanno sempre più evidenziando aspetti discutibili. D'altro canto, se avessimo voluto mantenere 1.3 bar di pressione parziale di ossigeno, avremmo avuto una percentuale di elio in miscela pari al 31.4%. Fatti i conti del caso, la END sarebbe di circa 52 metri. Insomma, l'heliair presenta un divario tra END e pressione parziale di ossigeno che può essere minimo o eccessivo a seconda della filosofia d'immersione. Per chi ritiene che la narcosi sia da tenere bassa, la pressione parziale di ossigeno con END dell'ordine dei 30-40 metri è parimenti bassa, mentre chi voglia "tenere su" l'ossigeno deve parimenti accettare una narcosi equivalente più elevata. Scelte personali, s'intende.
QUALE SCEGLIERE? Chi scrive ritiene che basare le proprie scelte su quella differenza di pressione parziale di ossigeno non rappresenti un quadro completo delle variabili in gioco. Pur essendo vero che in diversi contesti è imprescindibile mantenere la pressione parziale di ossigeno a livelli ben precisi e quella differenza fatta sui decimali è significativa per ben altre ragioni che l'allungamento della deco, è anche vero che la incredibile semplicità dell'heliair da un lato ha consentito a molte persone di "toccare con mano" i grandi vantaggi dell'elio, innsecando così una vera e propria evoluzione-rivoluzione personale; dall'altro ha permesso a molti di sfuggire a una specie di "oligopolio tecnologico". In effetti non ci si impegna nell'acquisto di attrezzature più evolute - e pertanto costose - quali rampe di ricarica e filtri per i compressori se non se ne è motivati; al giorno d'oggi, a torto, le miscele sono state circondate da una specie di alone di mistero (soprattutto quelle con l'elio) qualche volta comprensibile, ma la realtà è molto diversa e assai più semplice di quanto possa apparire. Insomma, se l'heliair ci può servire per motivarci e farci crescere ben venga, senza contare che anzitutto permette comunque un più che decente "range" di possibilità purché non si vada su tempi di fondo elevati per i quali la cosiddetta "best mix" si rende via via sempre più auspicabile; non è poi da dimenticare che l'attuale scarsa diffusione dei centri di ricarica in trimix costringe in diversi casi ad adattarsi con mezzi più semplici, che stanno in una borsa da sub. Non sarà inutile a questo punto concludere evidenziando che semplicità non implica per nulla approssimazione o addestramento inadeguato; raccomandiamo come sempre di fare i giusti passi, mai più lunghi della propria gamba.
LA PIANIFICAZIONE DELLA BEST MIX Come abbiamo illustrato nel corpo dell'articolo, il controllo indipendente dei gas consente di ottenere la miscela ottimale, detta infatti "best mix"; pur necessitando di attrezzature relativamente complesse e costose (ma non più di tanto) rispetto al background di un sub ricreativo, è la sola strada per immersioni importanti con tempi di fondo elevati. Di contro, la pianificazione della miscela è molto semplice e si fa come segue. Prima di tutto si deve calcolare la frazione di ossigeno e lo si fa dividendo la pressione parziale desiderata sul fondo per la pressione idrostatica presente; se prendiamo ad esempio un'immersione a 60 metri e desideriamo una pressione parziale di ossigeno di 1.3 bar, avremo semplicemente 1.3/7 che fa 0.186, vale a dire una percentuale di 18.6%. Per quanto riguarda l'azoto la frazione di trova dividendo la somma della END più dieci per la somma della profondità effettiva più dieci e poi moltiplicando il tutto per 0.79. Nel nostro esempio, se stabiliamo una END di 30 metri avremo 30+10=40 da dividere per 60+10 che fa 70, il tutto per 0.79 che alla fine delle operazioni ci dà 0.451 ovvero una percentuale di azoto di 45.1% che approssimiamo senz'altro al 45%. L'elio si trova per differenza a 100% e quindi avremo un valore del 36.4%. Notiamo che in pratica, secondo alcune filosofie di immersione, la precisione degli inerti non è poi così necessaria quanto sembrerebbe; piuttosto, quello che è da tenere sotto controllo con molta precisione è l'ossigeno ma un'ossimetro costa pressoché nulla rispetto - a parere di alcuni - ad assai meno utili strumenti di controllo della frazione inerte. Ovvio che di qui alla determinazione delle pressioni parziali da introdurre nelle bombole c'è ancora un po' di strada, legata alla tecnica adottata per la miscelazione come accennato nel corpo dell'articolo, ma la relativa trattazione non è pertinente al tema del nostro intervento.
LA PIANIFICAZIONE DELL'HELAIR In questo caso ricordiamo che non abbiamo il controllo separato di narcosi e tossicità dell'ossigeno; dal momento che con END ragionevoli la pressione parziale di ossigeno non dà mai problemi, conviene partire dalla END e poi, a posteriori, verificare l'ossigeno. La frazione di elio in miscela si trova sottraendo la END dalla profondità effettiva e dividendo il tutto per la profondità effettiva più dieci. Nell'esempio dell'altro box (immersione a 60 metri con una END di 30) abbiamo (60-30) che fa 30, da dividere per (60+10) che fa 70. Abbiamo dunque 30/70 che ci fa ottenere 0.43, pari al 43% di elio, resto aria. Poiché l'aria è il 57% della miscela, di cui il 21% di ossigeno e il 79% di azoto, basterà moltiplicare la frazione di aria per le rispettive frazioni di ossigeno e azoto. Nel primo caso abbiamo 0.57 per 0.21 che fa 0.12, mentre per l'azoto dobbiamo moltiplicare 0.57 per 0.79 che fa 0.45. Non resta ora che controllare la pressione parziale di ossigeno. Con una frazione di 0.12 respirata ai 7 bar che ci sono a 60 metri, abbiamo 0.84 bar di pressione parziale, bassa ma accettabile. Questo comportamento, tipico dell'helair, potrebbe indurci a una END leggermente più elevata, ma non bisogna esagerare e tenere ben conto della natura dell'immersione che andiamo a fare. Per concludere, come tutte le miscele ipossiche occorrerà controllare la profondità più superficiale alla quale è ancora utilizzabile nonché un sacco di altre cose ma... anche stavolta andremmo decisamente fuori tema. Ne riparleremo altrove.
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